Politiche sociali. Per avere una chiara visione delle prospettive future bastano pochi numeri. Ne 2010 la spesa sociale ha raggiunto i 7 miliardi e 300 milioni. Nel frattempo i trasferimenti da parte dello Stato sono passati da 1 miliardo e 400 milioni nel 2008 ai 211 milioni nel 2011. Tra l’altro il governo ha azzerato il fondo per la non autosufficienza e non sono previsti soldi per il 2012. Stessa sorte per i fondi destinati alle pari opportunità e al disagio giovanile.
A cosa servono i fondi per le politiche sociali? Ancora pochi numeri per capire. 260mila bambini accolti negli asili nido e nei servizi per la prima infanzia. 40mila nuclei familiari e oltre un milione di persone seguite dai servizi sociali. 90mila disabili assistiti a domicilio. 400mila anziani assistiti a domicilio. 280mila interventi in aiuto a persone appartenenti a fasce di disagio sociale. Le conseguenze dei tagli sono facilmente immaginabili. “Sono tagli nella carne viva – afferma Lorena Rambaudi assessore regionale alle Politiche sociali della Liguria e coordinatrice nazionale del settore – e tutto questo mentre aumentano gli anziani e tra di loro quelli non autosufficienti. Le prospettive sono catastrofiche: 50mila anziani perderanno il diritto all’assistenza, 20mila nuovi nati non avranno la possibilità di entrare nei nidi d’infanzia. Nel 2012 le risorse saranno dimezzate, non solo per la mancanza dei finanziamenti nazionali, ma per i pesanti tagli effettuati ai bilanci regionali e comunali. Dal 2010 – conclude – per Regioni e Comuni i tagli hanno raggiunto i 10 miliardi a cui si aggiungono quelli dei ministeri che vengono destinati a spese finalizzate ai servizi sociali ed altri interventi come ad esempio il sostegno agli affitti”. E intanto cresce la spesa privata per l’assistenza: le famiglie italiane hanno speso nel 2010 9 miliardi di euro per pagare le 800mila badanti con regolare permesso di soggiorno. Nessuno ha idea di quante siano quelle irregolari e quanto pesino sui bilanci familiari.