LOOK AT MI è stato il titolo emblematico di una mostra fotografica, effettuatasi nella città di Milano, che ha accompagnato il convegno PERSONE SENZA DIMORA: STORIE E SERVIZI SOCIALI, tenutosi il 13 maggio 2015 in Bicocca.
Le tre parole non sono casuali: sono state scelte per catturare l’attenzione dei partecipanti al convegno e per farli riflettere sulla necessità di (ri)vedere il concetto complesso di “Senza fissa Dimora”, dato che – utilizzando le parole di una studentessa che ha partecipato all‘attività: – “ se non si fa attenzione diventano invisibili”.
Diventano invisibili le persone “senza fissa dimora” e la portata del fenomeno …
Diventano invisibili ed isolati gli interventi istituzionali e dell’associazionismo previsti …
Con il rischio di rimanere intrappolati nel buio e nella vaghezza degli stereotipi che si sviluppano su questo fenomeno.
Innanzitutto, vi è l’esigenza di fare chiarezza su questo fenomeno; quindi, è necessario riportare alcuni dati statistici: a Milano, nonostante le difficoltà di un attendibile censimento, sono quasi 5000 gli adulti (sia italiani che immigrati) privi di casa; 531 vivono per strada, 2016 nelle strutture di accoglienza, 2300 nelle baraccopoli, nei campi nomadi ed in edifici dismessi.
Si conta che l’84,8% siano uomini, mentre il 15,2% siano donne; la fascia di età tra 45 ai 54 anni è quella con una più alta percentuale di senza tetto, pari al 27,2%.
Infine,si conta una maggiore incidenza di immigrati sia in strada che nei centri di accoglienza (italiani in strada sono il 17%, nei centri il 23,47%; immigrati in strada sono l’83% nei centri il 76,45%).
Questi dati rimarrebbero però incompleti se non li accompagnassimo al significato attuale di “senza fissa dimora”; com’è stato spiegato durante il convegno, il termine fa riferimento ad un fenomeno di grave emarginazione adulta; esso include persone non solo senza dimora fisica, ma senza alcun luogo od opportunità di relazioni sociali come, ad esempio, persone senza lavoro ma con famiglia o casa , oppure con casa ma in grave disagio economico ed eventualmente psichico.
In particolare, queste persone sono accumunate da caratteristiche quali:
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INVISIBILITA’, intesa come diritti negati. Ad esempio, il mancato riconoscimento di una residenza anagrafica pregiudica il loro accesso ai servizi;
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VULNERABILITA’, dovuta sia alla carenza di risorse economiche personali, sia alla presenza di elementi di rottura che facilitano l’incedere in questa condizione (ad esempio perdita di lavoro, perdita della casa, un lutto, una separazione) ;
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MULTIFATTORIALITA’ del fenomeno di emarginazione, dovuta all’eventuale assunzione di alcool oppure di sostanza stupefacenti;
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PROGRESSIVITA’ nell’impoverimento sia economico che relazionale ed affettivo, per la mancanza di reti formali o informali di sostegno;
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ESCLUSIONE DAL SISTEMA DI WELFARE, dovuta alla mancanza di una residenza anagrafica e ai tempi burocratici necessari per fissare un appuntamento con i servizi preposti.
Negli interventi successivi è stato poi ricostruito il panorama delle diverse forme di sostegno e delle tipologie d’intervento a favore dei senza fissa dimora; esse si basano sull’integrazione tra attori pubblici e privati, con l’obiettivo di creare una rete sociale sufficientemente solida da dare supporto e sostegno agli interessati.
In quest’ottica d’integrazione, s’inserisce molto bene anche la questione relativa alla prossimità e all’avvicinamento alle persone senza dimora da parte dei servizi; essa tenta di scardinare l’impronta assistenzialistica degli interventi – rivolta al soddisfacimento dei bisogni primari – per attivare un coinvolgimento delle persone in progetti di sviluppo dell’autonomia.
A tal proposito, rientrano in questi progetti, l’“Educativa di Strada”, l’ “Housing Sociale” e le “Ronde della carità”; queste ultime sono unità mobili che affiancano attività di volontariato ad attività di consulenza, fornita da educatori e assistenti sociali.
In conclusione, nell’esigenza di fornire chiarezza su questo fenomeno, si è evidenziata la necessità di “… ampliare gli sguardi per ampliare migliori interventi”, che possano integrarsi e ridefinire quelli attuali, allineandosi con l’evoluzione e la complessità che il concetto di “senza fissa dimora” comporta.
Arianna Sacchelli