IL GIOCO D’AZZARDO E’ IL MIGLIOR MODO PER OTTENERE NULLA DA QUALCOSA. Panoramica sul gioco d’azzardo in Italia.

 

 

In Italia il gioco d’azzardo è la quinta industria dopo Fiat, Telecom, Enel e Ifim.

Se si analizzano le spese pro capite, l’Italia ha il primato mondiale con oltre 500 euro a persona, e in regioni quali Sicilia, Campania, Sardegna e Abruzzo le famiglie investono circa il 6,5 % del proprio reddito nel gioco. Di conseguenza la maggior causa di ricorso a debiti e usura in Italia è da attribuire proprio a questa pratica. Il gioco coinvolge maggiormente le fasce più deboli, infatti secondo i dati raccolti dall’ Eurispes nel 2010 giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio basso e il 66 % dei disoccupati.

 

Nel 2011 gli italiani hanno speso 75,6 miliardi di euro in giochi e scommesse, incassandone 57,5 in vincite e premi, ovvero 19 miliardi in meno di quanto puntato. Chi non ha perso è stato lo Stato, che non giocando ha incassato 9,3 miliardi di euro. Erano 8,7 nel 2010.

La raccolta del 2011 fa segnare un incremento del 24.3 % rispetto all’anno precedente.

In termini assoluti gli incassi sono cresciuti rispetto al 2010 (chiuso a 61,5 miliardi) di 15 miliardi.

Questo è stato dettato anche dall’introduzione e dall’incremento dei giochi online, quali il poker, i casinò e le scommesse. Il settore online si è rivelato più generoso, infatti il 92% di quanto versato dai giocatori è tornato nelle loro tasche. Mentre l’erario ha vinto180 milioni di euro.

Inoltre con una raccolta di 41,5 miliardi le new slot e le video lotteries hanno generato il 54,2% degli incassi totali. Rispetto allo scorso anno, la raccolta complessiva del segmento macchinette è migliorata di oltre 10 miliardi. Tra i giochi l’incremento percentuale più alto si registra per il lotto, merito dell’ottima performance del 10 e lotto e win for life.

 

Ma gioco d’azzardo non significa per forza gioco patologico. La stragrande maggioranza dei giocatori non ha nessun problema, ma le ricerche internazionali condotte per accertare il numero di giocatori patologici, stimano dall’ 1 al 3 % la popolazione vittima del gioco patologico, che in Italia equivale a circa 700.000 persone in età di gioco. Tutte le ricerche inoltre dimostrano che la maggior quantità di giochi a disposizione, sia come numero che in termini di possibilità di accesso temporale, è direttamente proporzionale ad un aumento del numero di popolazione che perde il controllo del gioco e che diviene giocatore problematico o patologico.

 

La questione della dipendenza da gioco è terribilmente sottostimata.

Nel nostro Sistema Sanitario Nazionale il gioco d’azzardo non è indicato come patologia clinica, non è stato recepito né il DSM, né l’orientamento dell’ Oganizzazione Mondiale della Sanità.

Il malato di gioco d’azzardo non esiste come paziente, come profilo”, afferma il sociologo Maurizio Fiasco. Alla base c’è la volontà di nascondere in qualche modo questa malattia, perchè il gioco, nel nostro Paese, è un business molto redditizio, per lo Stato in primo luogo. Tuttavia in Italia ci sono dei servizi, che nonostante non siano istituiti specificamente per questo problema se ne prendono carico, quali l’ASL ( Sert e Cps), Associazioni e Cooperative.

L’abuso del gioco d’azzardo produce danni alla salute ed esige il diritto alla tutela di questa, diritto da noi fondamentale e inalienabile. L’aumento spaventoso del consumo del gioco d’azzardo non è la soddisfazione di un bisogno presente in natura, ma la costruzione del consumo.

Infatti chi offre gioco d’azzardo promuove attivamente il consumo con un marketing aggressivo, non definito secondo un codice etico ma utilizzando a piene mani conoscenze psicologiche e  cognitive per guadagnare sempre nuovi segmenti di mercato: giovani, anziani, donne, famiglie” sostiene il sociologo.

E’ la crisi fiscale che intorno ai primi anni novanta, fa costruire la fiscalità attraverso l’azzardo, fino ad arrivare ai giorni nostri dove nelle campagne per promuovere nuove forme di gioco si impegna un budget di circa 20 milioni di euro all’anno, lo Stato in questo ambito riveste un ruolo fondamentale.

 

Il gioco d’azzardo problematico e patologico, quindi, si configura come tema di salute pubblica, ancor prima che come fonte di entrate erariali per lo Stato. Per questa ragione, per i prossimi anni, si auspica la realizzazione di servizi specifici con obiettivi di prevenzione, contrasto, cura e riabilitazione dei soggetti affetti da dipendenza da gioco d’azzardo.

È di fondamentale importanza l’inserimento nei livelli minimi di assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale il gioco d’azzardo patologico e le sue complicanze, al fine di garantire la presa in carico delle persone affette e delle loro famiglie presso i servizi dei dipartimenti per le dipendenze.

I giocatori d’azzardo patologici andrebbero, perciò, equiparati ai tossico/alcool dipendenti e dovrebbero fruire gratuitamente di percorsi terapeutici ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali. Il diritto alla cura dovrebbe essere garantito omogeneamente su tutto il territorio nazionale e a tale scopo, sia nei servizi specialistici che nei servizi sanitari e sociali di base, promossa e finanziata una campagna capillare di formazione specialistica rivolta agli operatori in materia di gioco d’azzardo.

Molti altri sarebbero i passi da compiere per l’adempimento di una tutela più solida ed efficace sul nostro territorio; oltremodo ci sembra fondamentale ricordare come anche lo stile di comunicazione pubblica nei confronti di questa problematica andrebbe modificato, adeguando i messaggi pubblici alle linee guida internazionali, in particolare escludendo il richiamo alle vincite possibili e facili quale leva per invogliare al consumo.

 

Eleonora Borgonovi

Laura Buraschi

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