La legge è uguale per tutti

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In alcuni paesi (Olanda, Sud Africa, Belgio, Svezia, Canada etc) le coppie omosessuali possono contrarre matrimonio esattamente come quelle eterosessuali. Nello stato di Israele non è possibile contrarre matrimoni omosessuali, ma lo Stato riconosce quelli contratti all’estero. In Sud Africa le coppie omosessuali non solo possono sposarsi, ma possono addirittura adottare figli.
In altre nazioni, invece, le relazioni omosessuali sono persino vietate dalla legge e costituiscono un crimine punibile anche con la morte (Iran, Nigeria..).

In Italia, come ben sappiamo, solo le coppie eterosessuali possono contrarre matrimonio e benché di recente alcuni comuni (per esempio la Milano di Pisapia) stiano istituendo registri per le unioni civili, solo un intervento di carattere nazionale potrà veramente portare a termine questo processo di tutela.
Molte sono le influenze che possono operare a favore/sfavore dell’affermarsi di tali politiche, prime fra tutte l’orientamento politico di un paese o, esempio lampante del contesto italiano, le influenze religiose. Infatti nel mondo classico l’omosessualità era diffusa e accettata, ma con il diffondersi del Cristianesimo le relazioni omosessuali cominciarono a essere poco tollerate; ancora oggi, in Italia, la presenza del Vaticano continua a rallentare questo già complicato processo di estensione dei diritti fondamentali.
Ma nessuna influenza può essere un pretesto per trascurare i bisogni emergenti della società: infatti le esigenze cambiano nel tempo e di conseguenza le leggi, che dovrebbero rispecchiare la società, non dovrebbero essere statiche ma aperte al cambiamento.

Citerò a questo proposito due articoli della nostra Costituzione italiana:
Il primo è l’articolo 29, che recita al primo comma: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Due le parole chiave: famiglia e matrimonio.
Quando l’Assemblea Costituente scrisse la Costituzione l’idea della famiglia da tutelare era chiaramente quella eterosessuale, ma ora forse dovremmo domandarci perché due donne non possono essere chiamate Famiglia e perché esse non possano legittimare la loro unione come tutte le altre coppie.
Il secondo è invece l’articolo 3, uno dei pilastri del nostro ordinamento giuridico, il quale recita al secondo comma: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Viene così definito il concetto di uguaglianza sostanziale, concetto che non può per definizione limitarsi a rimanere scritto sulla carta e quella degli omosessuali è precisamente una categoria di persone che si scontra con ostacoli sociali ed economici e che sono quindi titolari di una libertà ridotta e di un’uguaglianza negata.

Manuela Oreto.

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