Una realtà celata..la realtà degli homeless.

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Il numero dei senza dimora è in continuo aumento e, alla base di questo evento, non ci sono solo casi eccezionali o storie di particolare emarginazione ma sempre più spesso incontriamo persone con storie di quotidianità. Le cause che portano le persone a perdere un posto in cui vivere sono molteplici: una separazione, uno sfratto, ed ultimamente la perdita del lavoro; queste situazioni se non supportate in modo adeguato portano gli individui a sentirsi invisibili e ai margini della società. Questa situazione rende difficile anche il lavoro dei servizi che non riescono ad intervenire concretamente sia per la difficoltà di censire tali persone che dalla complessità dei bisogni che essi portano. A queste difficoltà si aggiunge il pregiudizio e l’indifferenza della gente che spesso vede il clochard come persona pericolosa. Il sostegno offerto a queste persone è un lavoro di sostegno effettuato da associazioni che operano in maniera coordinata sul territorio. Uno di questi è il servizio di Unità di strada che svolgo da circa tre anni presso la Croce Rossa Italiana. Tale servizio nella pratica consiste nel portare alle persone che vivono per strada qualcosa da mangiare, qualche vestito e del tè caldo (beni che ci vengono donati dalle aziende presenti sul territorio o da donazioni volontarie di cittadini). L’obiettivo principale del servizio è quello di instaurare una relazione con le persone, farli sentire accolti e ascoltati, cercare di dare voce e attenzione a persone che difficilmente riescono ad averne, ma soprattutto poterli indirizzare verso i servizi di cui necessitano. L’intervento della Croce Rossa è infatti, in questo caso, volto a favorire il supporto e l’inclusione sociale delle persone vulnerabili cercando, attraverso relazioni di fiducia, di attenuare le urgenze dei bisogni, creare contatti con i servizi sociali e progettare, ove possibile, interventi personalizzati. Il contatto con i servizi sociali, in particolare con il CASC (centro di aiuto della stazione centrale), risulta fondamentale per cercare di non rendere questo servizio puro assistenzialismo perdendo così il significato primario, cioè quello di sostenere la persona nella sua globalità e cercare di creare con essa la consapevolezza e gli strumenti per emergere da una situazione in cui risulta estremamente complesso dare una svolta.

La mia scelta di iniziare questo percorso è stata dettata dalla voglia di poter fare qualcosa di concreto per delle situazioni caratterizzate da grave marginalità, situazioni che spesso quotidianamente ignoriamo. L’idea con la quale sono partita era  completamente diversa da quella davanti alla quale poi mi sono trovata. Ci si trova a offrire un semplice tè a persone che non hanno niente ma che in realtà sono in grado di darti tutto. Sono persone che raccontano poco di sé anche se la loro storia si legge nei loro occhi. Mi sono chiesta più volte come reagire davanti a una realtà come questa, caratterizzata da persone che vivono una condizione ai margini della società; risulta ovviamente impossibile risolvere tutte queste casistiche o poter effettivamente cambiare tutte le situazioni con le quali veniamo in contatto, ma anche solo l’ascolto e la comprensione riescono a donare la forza e la gioia di poter continuare consapevoli che qualcuno sa della loro esistenza e che è presente per loro.  Purtroppo la situazione dei senza dimora è complicata e questo servizio non permette di risolverla, ma anche se non sono mai abbastanza, le persone che hanno trovato la forza di andare avanti e che hanno trovato lavoro grazie anche al nostro sostegno, ti permettono di fare il turno con la voglia e la forza di credere che qualcosa comunque si riesca a fare. Nel nostro piccolo noi cerchiamo di aiutare coloro che ce lo permettono e almeno qualche volta alla settimana portiamo del sollievo, dei sorrisi e dei grazie che ti accompagnano poi per tutta la settimana.

 

Barbara Scotti

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