Quest’anno ho svolto il tirocinio del secondo anno presso il Sert di Rozzano dell’Asl di Milano 2. Sert è l’abbreviazione di Servizi per le tossicodipendenze. Gli utenti che si rivolgono a tale servizio sono tossicodipendenti da cannabis, eroina o cocaina. In particolare il Sert di Rozzano eroga attività di prevenzione, e di diagnosi e trattamento delle dipendenze; fornisce attività medica, trattamento psicologico, interventi sociali e pedagogici.
Si tratta di un’utenza difficile da gestire. Molti accessi sono spontanei, ma la maggior parte sono coatti. Risulta quindi difficile riuscire ad instaurare un rapporto con la persona tossicodipendente. Ottenere la loro fiducia è fondamentale per provare ad aiutarli.
Nella costruzione del percorso di aiuto l’assistente sociale, ma anche tutte le altre figure operative al Sert quali psicologi, medici ed educatori, sono impegnati a costruire un rapporto, importante per favorire un’alleanza terapeutica. Gli obiettivi da provare a raggiungere sono il recupero sociale e il reinserimento della persona nel suo contesto di appartenenza.
È stata davvero un’esperienza ricca, che in parte mi ha cambiato, che mi ha fatto maturare. Ho acquisito maggiore consapevolezza e convinzione del percorso universitario che sto vivendo. Ma oltre a questo ho imparato a guardare con occhi diversi le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. Molti pensano che siano persone “che se la cercano”. Ma non è così. A tirocinio terminato penso che i tossicodipendenti siano persone fragili, a volte sole, con il desiderio di cercare qualcosa che colmi anche solo momentaneamente il vuoto che hanno dentro, che li faccia evadere da quello che sono, da quello che stanno vivendo. A volte si inizia per provare, ma nella maggior parte dei casi la situazione poi sfugge di mano. La spiegazione scientifica di questo è che la dipendenza è causata dal fatto che le sostanze che vengono assunte provocano modificazioni nei circuiti neuronali e nella normale funzione dei neurotrasmettitori nel sistema limbico, nel quale vi sono le componenti che regolano le funzioni emozionali. A causa di questa alterazione, pur essendo consapevoli delle conseguenze negative, si continua a fare uso di sostanze.
Uno dei momenti più carico dal punto di vista emotivo vissuto durante il tirocinio è stato quando un paziente ha richiesto di andare in una comunità terapeutica, perché, anche se seguito dal Sert, non riusciva ad uscire dalla situazione in cui si trovava: cocaina accompagnata da alcool. Si tratta del paziente che più ho seguito durante i tre mesi passati al Sert: l’assistente sociale che mi ha fatto da supervisora fissava i suoi appuntamenti solo nei giorni in cui ero presente, così da riuscire a seguire il suo percorso.
Quel giorno il paziente è arrivato in evidente stato di tremore e di agitazione. Lui stesso ci ha comunicato di aver fatto uso di cocaina nei due giorni precedenti e più volte nell’ultimo periodo. Inizialmente ho vissuto male la sua richiesta: dal mio punto di vista significava che lì al Sert non riuscivamo ad essergli d’aiuto. Ma confrontandomi con la mia supervisora lei mi ha fatto capire come la richiesta del paziente rappresentasse comunque un elemento positivo. Significava che si stava mostrando cosciente del fatto che il suo percorso non stava procedendo positivamente; e, riconoscendo i suoi limiti, la sua richiesta esprimeva la sua reale voglia di provare a stare meglio. In particolare, mossa dalla sua richiesta di andare nella comunità di San Patrignano, ho iniziato a cercare informazioni su di essa. Così sono finita a leggere le storie di pazienti che testimoniano la loro esperienza. Non so se si può realmente spiegare quanto quelle storie siano cariche di significato e di emozioni. So solo che per un po’ sono stata rapita da tutte quelle brutte esperienze di vita. Storie d’amore, di sport, di brutte compagnie, di rapporti familiari sbagliati: storie di persone fragili che cercano di mascherare tale fragilità, che cercano di dimenticarla per un po’, di nasconderla, di astrarsi da essa. Ma ognuna di queste storie raccontate nel blog si concludevano con il proprio lieto fine: l’uscita dall’incubo della droga.
Mi è piaciuta tantissimo come esperienza, mi ha dato la possibilità di ampliare i miei orizzonti.
Ho fatto miei gli insegnamenti appresi in quei mesi: sia sulla professione che sull’utenza. Quindi non posso che parlarne positivamente. Il tirocinio è uno strumento importante da inserire in un contesto di formazione universitaria. Ti motiva, rende concreto quello che stai studiando, ti sprona a continuare. Ed io in particolar modo ho vissuto con entusiasmo il tirocinio svolto presso il Sert. Di conseguenza non posso che consigliarlo.
Eleonora Rubino
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